La ormai tradizionale “Via dei Pastori” organizzata insieme da CUS Perugia e dalla Sezione di Perugia del Club Alpino Italiano, torna quest’anno alle antiche radici. Il terremoto ha veramente scosso dalle fondamenta non solo le case e gli stessi monti, ma anche gli animi e la vita delle persone e le ferite sono ancora lontane dall’essere rimarginate. Ma vogliamo tornare alla tradizione proprio come auspicio di un ritorno non lontano alla normalità per gli abitanti di Castelluccio.
L’escursione ha per tema la pastorizia, che sui Sibillini per secoli ha scandito i ritmi di vita della gente e ne ha dettato gli usi, i costumi e l’intera economia. L’escursione prevede la salita al Monte delle Rose (m 1861), partendo da Casteluccio (m 1452), aggirando a destra Poggio di Croce, raggiungendo I Valloni (m 1682) e Forca di Giuda (m 1794). Si tratta di un’antica via per raggiungere i panoramici pascoli del Patino. Il ritorno avveniva per la Valle di Canatra con la sua copiosa fonte. Seguiremo la stessa strada e presso la Fonte di Canatra (m 1370) è previsto l’assaggio di prodotti della pastorizia (a cura della Pro Loco di Castelluccio). L’escursione poi può continuare fino alla strada del Pian Perduto (m 1350), se inizialmente si avrà avuta l’accortezza di posizionarci alcune auto.
L’escursione è organizzata con la collaborazione della Proloco di Castelluccio. Il tracciato, tranne che per un breve tratto di discesa sassosa, non presenta particolari difficoltà tecniche
difficoltà E lunghezza circa 10 km dislivello circa 420 m tempo di percorrenza circa 3:30 ore
Logistica:
L’iniziativa è riservata ai soci CAI e CUS Perugia.
- Si prega di prenotare qualche giorno prima, comunque non oltre le ore domenica 28 Luglio 2019 attraverso il sito CAI Perugia usando il tasto “iscriviti”, oppure presso Cus Perugia (Centro Bambagioni) tel. 075.31103 ore 9-12.
- Partenza con mezzi propri alle ore 7,00 dal parcheggio di Centova, oppure alle ore 7,15 dal bar di Collestrada. Ritrovo a Castelluccio alle ore 9,15. Il contributo è di 10,00 € euro.
- Per tutti sono obbligatori buoni scarponcini da montagna e nello zaino una buona copertura per vento o possibile pioggia. Non manchi la borraccia.
Contatti degli organizzatori:
- Ragni Marcello 335.6794803
- Menghini Alessandro 328.6507546
- Caponecchi Sonia 366.2922692
- Ricci Vincenzo 333.6372943
Quello della pastorizia è un mestiere antichissimo, risalente almeno a più di 6000 anni fa, che ha inciso notevolmente sullo sviluppo delle antiche civiltà. Basti pensare all’apporto di carne, di latte e suoi derivati, nonché alla produzione di lana. Il fatto che lo si pratichi ancora dimostra la sua importanza. Una volta all’anno la nostra Sezione dedica una giornata all’attività del pastore, uomo per forza di cose di vita solitaria, costretto a vagare di giorno in giorno davanti al suo gregge da un monte all’altro, anch’egli a suo modo “conquistatore” in solitaria di montagne, delle quali ha finito per conoscere ogni più recondito segreto o, per meglio dire, tutti i pregi e tutti i difetti. In fin dei conti, un feeling sottile lega il pastore e l’appassionato “caino”: ambedue godono dell’aria, della luce, del sole, della pioggia, del vento, del caldo e del freddo, ma anche degli spazi dilatati, dei silenzi sublimi, dei “quadri d’Autore” che le terre alte offrono a iosa a chi le pratica con un senso di venerazione e di rispetto. Ma anche delle paure – pensate al terrore al solo sentir pronunciare la parola “lupo”– e, come già detto, della solitudine. Forse il pastore più dell’alpinista, perché ha più tempo di pensare e meditare, di imparare dagli animali che custodisce, di lanciare a briglia sciolta lo spirito d’osservazione, allenato a cogliere la benché minima variazione in uno scenario come quello del pascolo, che può sembrare piatto e sbiadito ma di certo tale non è. È propria del pastore la capacità di discernere il mutamento della vegetazione per l’apparire o lo scomparire di questa o quella specie, l’intuizione di pascolare più in alto o più in basso a secondo delle condizioni ambientali, di stabilire i tempi di pascolamento, cose ovvie in apparenza, ma non così scontate. Per non parlare del suo fantasticare su libri di grande respiro (Divina Commedia, Orlando Furioso, ecc.), di voler conoscere e partecipare a quel duello letterario che ha alimentato storie, leggende, racconti, fiabe, in cui il pastore è spesso visto come “cavaliere” senza macchia e senza paura (La storia di Castelluccio, La Battaglia del Pian Perduto, ecc.). La “Via dei Pastori” che proponiamo è un invito a ripercorrere gli antichi “tratturi”, ma anche un’occasione, unica, per rivivere, insieme agli amici pastori di Castelluccio, il loro mondo tradizionale, alcune delle loro usanze, in particolare quelle culinarie: basti dire che nella loro zona la carne ovina ha sempre avuto un posto di primo piano, in particolare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora), che oggi continuano a fare solo per gli amici.
Alessandro Menghini